Tierrabuena

Curious Rituals Rurali II – Bitcoin goes to Rural: Tierra Buena

Come cambia la ruralità nel mondo contemporaneo? Quali “strani presenti” e rituali curiosi” la caratterizzano? Come confrontarsi con essi e usarli per immaginare insieme i “futuri possibili” e quelli desiderati? In vista di Iperconnessioni Rurali, Nefula, primo studio e lab di ricerca e progettazione italiano di Near Future Design, inaugura una miniserie su RuralHub dedicata ad esplorare i “curious rituals” della ruralità contemporanea.
Cinque articoli creati da 5 giovani near future designer che hanno dato vita a Nefula insieme a Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, e che parteciperanno al workshop con la loro particolare attenzione ai semi di futuro nascosti nel presente. Sono Marta Cecconi, Mirko Balducci, Rudy Faletra, Tommaso Tregnaghi e Giacomo Equizi.
Dopo la riflessione di Marta Cecconi sulle Comunità Provvisorie, è la volta di Mirko Balducci che, per Curious Rituals Rurali, ci racconta l’esperimento argentino di Tierra Buena, la prima impresa agroalimentare che vende al pubblico i propri prodotti tramite Bitcoin, un esperimento che segue il solco della lunga tradizione di baratti e monete alternative da anni presente sul territorio.

L’Argentina, dopo una fin troppo rapida ripresa seguita alla crisi del 2001, è ormai da qualche anno in seria difficoltà. Ai recenti problemi sociali e politici si somma un’economia ancora disastrata, tale da rendere la vita nel paese molto difficile, anche per i piccoli imprenditori.

Ce ne arriva chiara testimonianza da Santiago Zaz, membro della comunità agricola Tierra Buena, una impresa di produttori agroecologici che tra gli altri obiettivi, si propone di creare un rapporto più diretto con i consumatori.

Santiago Zaz, agricoltore membro di Tierra Buena

Santiago Zaz, agricoltore membro di Tierra Buena

 

Pur essendo da sempre un settore molto forte in Argentina, anche l’agricoltura deve fare i conti con le manovre della presidente Kirchner, in particolare con quelle volte a rallentare l’eccessivo uso di moneta estera nel paese. Cui si aggiungono gli alti costi di commissione che le banche argentine applicano alle carte di credito: circa il 3% per ogni transazione. Questo significa vedersi ridurre i margini di profitto, già scarsi nel settore agricolo.

Adottare queste misure significa sottostare a precisi e regolamentati termini di servizio che, se giustificati per grandi aziende e ingenti movimenti di denaro, possono risultare soffocanti per piccole imprese comunitarie come Tierra Buena.

Grazie all’incontro tra Santiago e Nubis Bruno, web developer e collaboratore di The Cointelegraph, è nata l’idea di vendere i prodotti su una piattaforma che accettasse i Bitcoin.

Nubis Bruno, web developer

Nubis Bruno, web developer

 

Bitcoin è una valuta completamente digitale sviluppata da Satoshi Nakamoto (pseudonimo del probabile inventore) nel 2009, in cui un software open gestisce le transizioni tramite un protocollo p2p, che registra gli scambi tra i nodi della Rete e fornisce funzioni di sicurezza pur senza avere alcuna organizzazione centralizzata[1].

La realizzazione della piattaforma di Tierra Buena, ormai da più di un anno e mezzo online, ha richiesto circa una settimana di intenso lavoro. Adesso è presente con un piccolo e-commerce che rende possibile fare ordini e pagarli in pesos, Litecoin o Bitcoin.

La soluzione è stata scelta perché tramite Bitecoin gli agricoltori possono vendere direttamente ai loro clienti senza intermediari e senza passare dalle banche. Per la comunità stessa di Bitcoin, dice Nubis Bruno, questo esperimento può essere uno stimolo per aumentare l’interesse verso il mondo rurale e viceversa, portando due comunità a conoscersi e aprendo a nuove possibilità di osmosi tra tecnologia e mondo agricolo.

Nel 2013, è stato realizzato il breve documentario Bitcoins Liberating Organic Famers:

Ad oggi circa il 10% delle vendite di Tierra Buena viene effettuato tramite Bitcoin: non molto, dunque, e chiedersi se queste pratiche possano davvero incidere sul fatturato dell’azienda è legittimo. Bitcoin e le cryptovalute in generale (sul sito di Tierra Buena è accettato anche il Litecoin, oltre ai pesos) comportano, inoltre, una riflessione sul mercato nero e sulla non tracciabilità dei pagamenti da parte dello Stato, e su quanto questa possa essere considerata una vera e propria risposta al problema.

Ma, allo stesso tempo, l’impiego di Bitcoin e cryptovalute apre interessanti prospettive su come queste nuove forme aziendali, decentralizzate, socialmente e mutualmente impegnate, possano trovare un corrispettivo nelle modalità di vendita e di rendita economica.

Il sito LeapRate riporta il seguente dato:

“In questo momento ci sono circa 130 aziende [in Argentina] che accettano Bitcoin, e un sito di cambio, Bitex.la, lanciato nel mese di Maggio 2014. The Argentine Bitcoin Foundation stima che ci siano tra le tra le 15.000 e le 20.000 persone ad avere Bitcoin nel Paese”

Va ricordato, naturalmente, come l’Argentina sia storicamente un Paese dove si pratica un uso di valute e modalità di vendita alternative a quelle ufficiali. Sul finire degli anni ‘90 presero piede le Redes de trueque, “reti di baratto”, un nome generico che comprende una vasta serie di valute complementari che mediano scambi di beni. Questo sistema non monetario è riuscito a scardinare le reti del mercato tradizionale coinvolgendo attivamente milioni di persone[2].

Tierrabuena

Tierrabuena

 

Non è forse un caso quindi che questo inedito connubio sia partito proprio dall’Argentina.

Può essere interessante provare a immaginare come piccoli esperimenti di questo tipo possano tradursi in altri contesti, come quello italiano. Ma anche come, in generale, sia possibile ripensare il sistema di gerarchie che regolano il sistema agricolo. Adesso che stiamo assistendo a un fiorire di start up, comunità e imprese rurali gestite da giovani altamente competenti (in ambiti vari come il management o il design), spunti “curiosi” come questo potrebbero trovare terreno fertile.

[1] A. Cossetta (2013), La moneta non convenzionale, in Societing Reloaded, a cura di A. Arvidsson e A. Giordano, Milano, Egea.
[2] Ibidem.
Fonti:

 

Mirko Balducci è tra i co-fondatori di Nefula, un laboratorio che opera secondo la metodologia del Near Future Design. Come Designer della Comunicazione è interessato al rapporto tra società, tecnologia e media, esplora come questi si influenzano a vicenda e quali scenari futuri possono aprire. È stato tra i co-fondatori di Ideafilanda, uno studio focalizzato su design e social innovation, e ha preso parte a Metatrieste, un progetto di ricerca su turismo, smart city e open data. È membro di OuiShare da settembre 2014.

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