#Campdigrano2016 (3)

#Campdigran2016: Alberto Cossu. Organizzazione, conflitto, comunità: per una politica delle relazioni nella sharing economy

#Campdigrano 2016 si configura come un’esperienza di studio e riflessione sulle pratiche di innovazione sociale. Quest’anno si pone come obiettivo principale quello di smascherare gli stereotipi di cui la ricerca, in questo settore, si circonda.

#Campdigrano (dal 10 al 17 luglio) intende connettere gli innovatori sociali impegnati nell’attivazione delle comunità locali, emancipandoli dalle distorsioni e dalle nuove ideologie del nostro tempo: “Sharing Economy, Social Innovation, Smart City, Fab Lab, Makers, Open Data e StartUp sono spesso parole vuote che servono a nascondere vecchi sistemi di potere e di egemonia culturale. Da qualche anno una rete di ricercatori, attivisti, studiosi, agricoltori,stanno operando un’azione di guerriglia semantica  immettendo nella nuova e complessa sfera pubblica, fatta di attivismo sui territori e tra le comunità e di presenza massiccia nell’infosfera, nuove esperienze volte a riempire di significato vecchi e nuovi concetti per evitare di correre il rischio di finire ancora una volta vittima di un colonialismo culturale e simbolico.#CampDiGrano intende guardare in faccia al sorriso demente del nostro secolo”, così lo descrive Alex Giordano nel suo articolo “Anticorpi per la Sharing Economy.

Tra le numerose attività, il programma prevede anche una giornata dedicata al mito delle#StartUp, con un incontro/laboratorio tenuto da Alberto Cossu e Adam Ardvisson, (link all’altro post qui).

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Alberto Cossu, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e P2Pvalue.ue, nella sua mini intervista ci anticipa quali sono gli antidoti più efficaci alla sharing economy e come possono le comunità locali tutelarsi dai neologismi che affollano la contemporaneità.

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Qui di seguito, un video di Alberto, realizzato durante la Summer School 2014, in cui evidenzia la necessità di trovare delle soluzioni ad hoc, ai mali che affliggono il nostro presente.

Quale sarà il tuo antidoto per la Sharing Economy? 

Innovation, social enterpreneurs, start-ups, social change, disruption, unicorns, venture, collaboration, sharing. Parole di un dialetto, quello dei changemaker, parole che rappresentano processi e attori di un vastissimo ambito sociale ed economico, per brevità chiamato sharing economy, che è riuscito a creare una narrativa su sé stesso tutta incentrata sulla facilità che porta al successo.  L’unico termine che ha una accezione a prima vista negativa è quello di fail. A ben vedere, tuttavia, esso è compreso all’interno di un contesto in cui fallire rappresenta, per una start-up, la possibilità di miglioramento: di fallire meglio la volta successiva. Se consideriamo però come nella temporalità compressa che vede una start-up passare dai tavoli di uno Starbucks agli incontri negli uffici dei venture capitalist nel giro di poche settimane, si può comprendere come la combinazione tra velocità e una cultura orientata a raggiungere obbiettivi spesso irrealistici porti a sottovalutare un elemento chiave nel successo e nel fallimento di una iniziativa imprenditoriale o di un progetto sociale: il conflitto.

Che significa intendere il conflitto come un anticorpo? 

Il conflitto è una dimensione ineludibile di qualunque organizzazione sociale, dalla famiglia alla grande impresa. Il conflitto può essere sicuramente distruttivo – anche se lo è sempre meno nella cosiddetta tech disruption in cui se tutto è disruptive, nulla è più veramente disruptive. Tuttavia, se compreso all’interno di una volontà di prestare maggiore attenzione alle dinamiche relazionali in gioco nel fare sociale il conflitto rappresenta una risorsa fondamentale.

Intendere il conflitto come anticorpo significa voler cambiare la visione oggi predominante per cui la produzione – sempre più fittizia e appannaggio dei pochissimi che riescono superare i colli di bottiglia dell’ecosistema digitale – è ispirata a logiche di business in cui le uniche relazioni che contano sono quelle stabilite tra founders e funders e alla creazione di una immagine di successo che i primi devono veicolare ai secondi attraverso pitch dal forte impatto visivo ed emozionale.

Da dove nasce il fallimento della sharing economy?

A partire dalle ricerche che ho condotto per il progetto europeo P2PValue (www.p2pvalue.eu) in Italia, Francia e Tailandia sono sempre più convinto che il modo migliore attraverso cui una iniziativa di innovazione – sociale o meno, imprenditoriale o meno, completamente digitale o ibrida – possa avere impatto, salienza e sostenibilità sia quello di spostare l’accento dalla produzione alla relazione.Quello che mi preme sottolineare è di come le relazioni siano già, oggi, fortemente implicate nella sharing economy. Basti pensare all’imponente lavoro svolto dai community manager negli incubatori e nei coworking e in molte iniziative di innovazione sociale; oppure, più in generale, con l’intenso lavoro di socializzazione alla sharing economy svolto informalmente e incessantemente da tutti i suoi partecipanti.

Ciò che manca, a mio avviso, è un pieno di riconoscimento del conflitto che è implicato in tutte le forme di relazione, un conflitto che lega anziché dividere, a patto che sia riconosciuto come risorsa e non come disfunzione patologica. Un conflitto che apre a un dialogo pieno nella misura in cui permette di esplorare le differenze che ognuno di noi porta con sé, che in ultima analisi determinano la vera ricchezza di cui una iniziativa autenticamene sociale si possa fregiare. 

Cosa accadrà in questa direzione a #CampDiGrano ?

Nel workshop che terrò con Adam Arvidsson a #CampidiGrano parlerò di come una attitudine positiva al conflitto possa rappresentare un modo per fare un vero salto di qualità rispetto alla sharing economy attuale il cui motto egemone sembra essere: try fast, fail fast.

Cosa succederà lo vedremo a #CampDiGrano, quello che auspico e su cui mi piacerebbe avere un confronto vivo e aperto con coloro che frequenteranno la Summer School,  con i giovani della Comunità di Caselle In Pittari e con tutta la rete di compari del grano è di avere un confronto sul  riconoscimento della dimensione etica e politica delle relazioni nel fare comunità.

 

Ti aspettiamo, insieme ai “cumpari” di Caselle in Pittari, dal 10 al 17 Luglio a#Campdigrano2016: “Anticorpi per la Sharing Economy”.

Il programma di quest’anno: http://www.paliodelgrano.it/campdigrano/programma-2016/

Come partecipare: http://www.paliodelgrano.it/campdigrano/partecipa/

Per saperne di più: http://www.paliodelgrano.it/campdigrano/2016/06/03/anticorpi-la-sharing-economy/

 

 

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