Manifesto TERRA VIVA
Per chi non lo avesse ancora letto, ecco l’incipit del Manifesto TERRA VIVA, presentato il 2 maggio a Expo Milano 2015 presso Cascina Triulza – il primo padiglione della società civile nella storia delle Esposizioni Universali:
Offriamo questo Manifesto TERRA VIVA in un momento fragile e vitale della storia umana per indicare i segni di una transizione basata sulla speranza, sulla creatività umana, sulla nostra capacità di vedere e fare collegamenti. Per riconoscere i falsi presupposti che stanno permettendo la distruzione dei fondamenti della nostra stessa esistenza occorre formare una Democrazia della Terra basata sulla vitalità dei suoli, sulle comunità di esseri viventi, e sulle loro economie.
Nell’Anno che le Nazioni Unite hanno dedicato al Suolo, questo Manifesto è una celebrazione del Suolo, della nostra Terra, dei nostri Territori. E’ un invito a ricordare che il Suolo siamo noi, che l’humus dà forma all’umanità, e la distruzione del suolo vivente chiude le porte al futuro.
Il Manifesto mostra come le emergenze e le crisi del nostro tempo siano interconnesse e non possano essere affrontate separatamente: il suolo, la terra, l’accaparramento delle terre, l’agricoltura, il cambiamento climatico, la disoccupazione, la crescita della disuguaglianza, la violenza e le guerre. A partire da una necessaria transizione dall’attuale modo di pensare basato su un approccio lineare ed estrattivo, verso un approccio circolare basato sulla reciprocità del dare e ricevere, il Manifesto indica un cambiamento di paradigma per una Nuova Agricoltura, una Nuova Economia e una Nuova Democrazia che portino in sé i semi della giustizia, della dignità, della sostenibilità e della pace.
Già alla prima lettura, l’identità di vedute con il Manifesto per la Rural Social Innovation ci appare evidente e, lo confessiamo, corroborante: la “logica circolare della legge del ritorno, della reciprocità e della rigenerazione che collega Suolo, Società ed Economia” è la stessa che muove le scelte di vita dei giovani innovatori neorurali, intercettati in questi anni dal collettivo di ricerca Rural Hub: avanguardie promotrici di attività sostenibili, che nel rispetto delle esigenze ambientali del territorio si fanno carico delle relative responsabilità sociali.
Come le organizzazioni promotrici del Manifesto TERRA VIVA – Banca Etica, Navdanya International e Fondazione Triulza – pensiamo, infatti, che si possa parlare di innovazione solo a partire dalla ricezione delle istanze diffuse di cambiamento sociale, dal recupero del giusto rapporto tra prezzo e valore, dalla promozione di un’agricoltura rigenerativa – che metta al centro l’humus, radice di senso di umanità e umiltà – nel sistema agroalimentare.
Proseguendo nella lettura comparata, si avverte come entrambi i documenti nascano dalla profonda consapevolezza di una crisi strutturale (crisi economica, ma anche sociale e politica) e dall’urgenza del cambiamento.
Se il manifesto della neoruralità parte dalla constatazione che “nell’attuale modello economico la creazione di valore si è spostata dal prodotto fisico all’immateriale,” e che “nella Conventional Value Chain […] il prodotto diviene un escamotage per la valorizzazione di altre dimensioni, quali la logistica, il branding e la finanza,” nel Manifesto TERRA VIVA si ricorda che
Quando la realtà è sostituita da astrazioni create dai poteri economici dominanti, la manipolazione della natura e della società ai fini del profitto diventa facile. Il posto del bene reale delle persone e della società è preso dagli obiettivi delle multinazionali. La produzione reale delle economie, della natura e della società è rimpiazzata dall’astratta accumulazione di capitali. Ciò che è reale, concreto e moltiplicatore di vita cede il passo a intermediazioni finanziarie artificiali. La mentalità lineare determina la scomparsa della democrazia ed accresce la diseguaglianza economica. Essa porta con sé un’instabilità pericolosa e un brutale aumento di povertà, fame, disoccupazione, cancellando l’identità di una larga parte dell’umanità.
e, più avanti, si sottolinea
Il futuro scaturirà dal riconoscere che le crisi ecologiche, culturali, sociali e politiche non sono separate ma un tutt’uno. Il futuro nascerà dall’abbandono dell’approccio lineare e del metodo estrattivo, passando al pensiero circolare, alla cooperazione e alla condivisione.
Quel futuro “emergente” che Rural Hub sta già mappando e che, secondo il modello della Rural Social Innovation, applica e auspica un “approccio olistico, in grado di mettere in evidenza gli effetti diretti ed indiretti delle nostre scelte e determinare il contributo marginale delle nostre attività al progetto di un mondo più sostenibile e di un’economia human centered”.
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